Veramente consigliata la lettura del testo in nota.
I
risultati del neoliberismo
"(...)
può essere utile passare in rassegna, dal punto di vista storico-geografico, i
risultati ottenuti dalla neoliberalizzazione (...). (negli anni ottanta e
novanta) i tassi di crescita globale aggregata mostrano che la
neoliberalizzazione non è sostanzialmente riuscita a stimolare
la crescita globale[1]...
(...)
quasi tutti gli indicatori globali che riguardano livelli di salute,
aspettativa di vita, mortalità infantile e così via (...) mostrano, quanto a
benessere, regressi e non
conquiste[2].
(...)
gli unici successi che la neoliberalizzazione
può sistematicamente rivendicare sono quelli che riguardano la riduzione e il
controllo dell'inflazione[3].
(...)
Se la consapevolezza di questi fatti fosse più diffusa, l'esaltazione del
neoliberismo e della sua specifica forma di globalizzazione dovrebbe smorzarne
i toni. Perché, allora, ci sono così tante persone persuase che la
neoliberalizzazione attraverso la globalizzazione sia "l'unica
alternativa" e perchè ha avuto tanto successo?
Due
ragioni emergono in primo piano. In primo luogo la volatilità dell'irregolare
sviluppo geografico si è intensificata, permettendo a determinati territori di
progredire in modo spettacolare (almeno per un certo tempo) a spese di altri.
Se, per esempio, gli anni ottanta sono appartenuti soprattutto al Giappone,
alle "tigri asiatiche" e alla Germania occidentale, e se gli anni
novanta sono appartenuti a Regno Unito e Stati Uniti, allora il fatto che il
"successo" atteso da qualche parte ci fosse ha oscurato il fatto che
la neoliberalizzazione in
genere non stava affatto
stimolando la crescita o accrescendo il benessere. In secondo luogo, la
neoliberalizzazione, in quanto processo effettivo più che come teoria, ha
rappresentato un successo
enorme dal punto di vista
delle classi più alte: ha ripristinato il potere dei ceti dominanti (come è
accaduto negli USA e in una certa misura in Inghilterra) oppure ha creato le
condizioni per la formazione di una classe capitalista (come in Cina, India,
Russia e altrove).
Poichè i media sono dominati dagli interessi delle classi
più alte, si è potuto propagare il
mito secondo il quale gli
stati fallivano economicamente perché non erano competitivi (creando di
conseguenza la richiesta di ulteriori riforme neoliberiste). Si è voluto sostenere
che una crescente disuguaglianza sociale all'interno di un territorio era condizione necessaria per incoraggiare quel rischio
imprenditoriale e quell'innovazione che potevano accrescere la forza
competitiva e stimolare la crescita. Se tra gli esponenti delle classi più
basse le condizioni di vita si deterioravano, era perché non riuscivano, in
genere per ragioni personali e culturali, a potenziare il proprio capitale
umano (tramite l'istruzione, l'acquisizione di un'etica protestante del lavoro,
e così via). Certi problemi nascevano, in breve, a causa della mancanza di
forza competitiva o per via di carenze personali, culturali e politiche. In un
mondo di darwinismo
neoliberista, si diceva, solo i più adatti avrebbero potuto e dovuto
sopravvivere[4]".
Ricorda qualcosa?
V. C.
[1] D.
Harvey, Breve storia del neoliberismo,
il Saggiatore 2007, pag. 176.
[2] D.
Harvey, Breve storia del neoliberismo,
il Saggiatore 2007, pag. 178.
[3] D.
Harvey, Breve storia del neoliberismo, il
Saggiatore 2007, pag. 178.
[4] D.
Harvey, Breve storia del neoliberismo,
il Saggiatore 2007, pag. 179.
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