martedì 12 febbraio 2013

Populismo, populismi: Monti e Grillo

IL POPULISMO E LA DEMAGOGIA
Differentemente da quanto molti pensano il termine "populismo", pur usato e stra-abusato, non ha un significato ben preciso, o comunque unico. In effetti, spesso accade che si tenti di spiegarne il significato in modo esaustivo ma si finisce con lo sbiascicare parole un pò a caso. Gli stessi politologi e scienziati politici non sono concordi nel darne una definizione certa, ma di fatto affermano che ve ne siano diverse a seconda del contesto e dell'oggetto per cui si usa il termine.
Nella nostra prassi politica "populismo" è perlopiù sinonimo di "demagogia", questo sì termine ben definito dalla stessa etimologia: demos, cioè popolo e agein, cioè trascinare.
Trascinare il popolo dunque. Ma dove?
Il realtà il demagogo non ha una destinazione precisa verso cui trascinare il popolo, l'unico scopo è accaparrarsi il suo favore affinchè non lo "trascini" qualcun'altro. E' insomma un tentativo di persuadere il popolo un pò come tramite l'uso della retorica, anche se vi è tra esse una differenza sostanziale. Se la retorica è una vera e propria arte, cioè la capacità attraverso il potere del linguaggio di riuscire a convincere sia a livello emotivo che razionale qualcuno a condividere le proprie tesi o conclusioni (indipendentemente da un giudizio di valore su di esse), la demagogia è intrinsecamente maliziosa poichè fa poco leva sulla forza dei propri argomenti, ma punta a pungere tutta quella serie di sentimenti irrazionali delle persone che sfociano essenzialmente in due direzioni: paura, avversione, demonizzazione verso qualcuno o qualcosa; forte desiderio di sicurezza (qualsiasi tipo di sicurezza) pronto da cavalcare. 
Insomma se il populismo può illudere - e di solito accade -,  la demagogià illude.
Quale migliore occasione, dunque, di una campagna elettorale e di prossime elezioni  per mostrarci diverse forme di populismo/demogagia? Pur avendo fatto le debite distinzioni, i due termini sono nel lessico comune oramai inestricabilmente legati e come tali saranno considerati. 
Sarebbe superfluo versare ancora parole sull' istrionica verve populistica di Berlusconi che tutti conosciamo fin troppo. Allo stesso modo, sperimentiamo da tanto anche i soliti (ma proprio soliti) strumenti vetero-demagogici utilizzati sull'altro versante dal centro-sinistra e dai relativi leaders intercambiabili.
Prendiamo invece due facce nuove di una stessa medaglia: Grillo e Monti.
Grillo e Monti sono certamente diversi. Ma a si assomigliano, pur con stile differente, nell'esprimere ugualmente un modello populista e demagogico.

IL POPULISMO DI GRILLO
Il populismo di Beppe Grillo è più evidente perchè più plateale. Il linguaggio, la mimica, l'ironia, l'atteggiamento, non fanno che aumentare l'energia con cui le persone sentono amplificarsi i sentimenti di cui sopra. Alcuni punti forti della campagna di Grillo: "ognuno conta uno", "con la rete si può fare, si decide tutti insieme...", "mandiamoli tutti a fanculo...", "facciamo una commissione per questo e per quello...", "basta guardare il curriculum...", "li andiamo a prendere tutti...". Ce ne sarebbero altri di slogan da analizzare, ma questi sono i più frequentemente utilizzati. E' chiaro che con ognuna di queste frasi Grillo intende scendere nelle viscere delle insoddisfazioni del popolo italiano. Una classe dirigente, specialmente politica, avulsa da qualsiasi legame con la realtà del paese; la rabbia causata dal loro non avere un ben che minimo interesse verso i concreti problemi dei cittadini; l'inesistenza di una vera e piena possibilità di scelta elettorale; la desolazione di una corruzione diffusa a tutti i livelli e la voglia di riscatto (agli estremi, quasi di vendetta); la ferma volontà di avere una chance di edificazione nella propria vita.
Grillo e i suoi si propongono come cura generale per i mali del paese. Ma tutto ciò al prezzo di un altissimo rischio di illudere pesantemente ancora una volta gli italiani. Creare enormi aspettative, promesse che sarà dfficile mantenere non è mai raccomandabile. L'esempio più lampante è quello del sindaco grillino di Parma, il quale è stato portato alla carica di primo cittadino da grandi e suadenti promesse che assecondavano la rabbia dei cittadini  e che ora è costretto a sbattere con problemi concreti di difficile soluzione che stanno già provocando le prime insoddisfatte reazioni.
Ciò che emerge è una visione di Grillo essenzialmente totalitaristica, che viaggia per assoluti. Da un lato gruppuscoli elitari brutti, sporchi e cattivi che attentano in ogni modo alle libertà del popolo e dei cittadini, dall'altro la massa, il numero, somma espressione di ogni virtù. Al centro, al di sopra di tutto e tutti, la rete, assurta al rango di divinità dispensatrice di ogni bene. L' illusorietà vetusta di questa proposta, associata però alla novità fascinosa del mezzo attraverso la quale attuarla la rende di certo pericolosa.
Il tutto ricalca classiche concezioni rousseauiane di sovranità popolare pura, di auto-governo e di auto-legislazione che ogni qual volta si è tentato di mettere in pratica sono degenerate in regimi necessariamente autoritari, spesso dittatoriali. Ciò è già evidente in potenza nello stesso Movimento 5 Stelle: tutti sembrano partecipare, ma chi comanda sono Grillo, Casaleggio e "lo Staff". In un movimento che pretende di dare un ruolo a tutti, il "potere" concreto e spesso esercitato in modo autoritario, è accentrato e detenuto da una ristretta cerchia di persone, come non può non accadere in qualsiasi struttura di potere che deve per forza essere gerearchizzata e sempre ristretta per poter funzionare. L'illusione è appunto nel mezzo, nella rete. La fiducia cieca nelle possibilità della rete riflette quasi quella che si può avere in un partito unico, in una monarchia, in un dittatore. Una dittatura della rete sarà anche nuova, e potrà anche sembrare più partecipata, ma rimane pur sempre una dittatura, con tutte le storture che essa comporta.

IL POPULISMO DI MONTI
Il populismo di Monti è ben nascosto, quasi non si vede. Ma per questo ancor più subdolo e pericoloso.
Ma come? Monti un populista? Ma lui è l'algido accademico tutto freddezza, calcolo, pragmatismo e sobrietà. Ebbene sì, sono proprio queste la facciata e lo stile di una forma di demagogia che non esito a definire quasi terroristica, una demagogia "guerrigliera".
Andiamo con ordine. Un giorno, sotto una pretesa minaccia per lo Stato e per la nazione, un signore di prestigio ma che non può certo annoverare dei particolari o alti meriti verso la nazione viene di punto in bianco nominato senatore a vita e in una manciata di giorni diventa capo di un governo che ha a disposizione la stragrande maggioranza del parlamento per legiferare e la piena facoltà di eseguire per superare la minaccia. Una volta terminata questa esperienza "emergenziale", il senatore a vita decide di sfruttare questo suo intervento salvifico per presentarsi alle elezioni quale uomo della Provvidenza la cui presenza alla guida del Paese è fondamentale per non ricadere nel pericolo. 
Questa sommaria ricostruzione ci da l'idea della morale: io non sono necessario, sono indispensabile.
Già solo questa condizione implica una svalutazione di tutto il resto: le elezioni sono solo una perdita di tempo e denaro, il parlamento è un farraginoso ostacolo, le formazioni politiche che la pensano diversamente da me sono irresponsabili, è meglio fare come dico io senza concertare ogni volta qualcosa con qualcuno (esternazioni, tra l'altro, spesso goffamente fatte in pubblico). 
Il continuo nominare lo spread, l'Europa che ce lo chiede, la spada di Damocle dei mercati, la competitività internazionale, è in realtà una vera e propria tecnica di guerriglia, una tattica di minaccia. Essa provoca paure che generano insicurezze, che generano a loro volta desiderio di sicurezza, forte bisogno di sentirsi al sicuro.
Ecco come procedono Monti e i montiani: generare una preoccupazione emotiva che si fissi bene negli animi degli italiani e che li faccia apparire (come per Grillo) quali unici detentori della soluzione per tutti i mali.
L'unica arma in nostro possesso è non fermarci alle apparenze, andare oltre quello che il nostro sentire può darci per sicuro e smontare le imposture. Smontiamone qualcuna.
Questo link rimanda ad un sito dove è stata analizzata scientificamente l'attività di Monti e del suo governo, confrontandola poi con le performance di tutti gli altri governi europei e con i governi italiani degli ultmi vent'anni:
http://www.rischiocalcolato.it/2012/10/il-bilancio-del-governo-monti-valutazione-finale-il-peggior-governo-della-2-repubblica-valutazione-analitica-delle-performance-dellitalia-rispetto-alla-ue-di-tutti-i-governi.html
Ebbene, da ciò risulta che il governo Monti è stato il peggiore degli ultimi vent'anni.
Altra impostura. Il Monti è fissato con lo spread, arrogandosi il merito per averlo fatto scendere. In realtà, tutti noi possiamo controllare su internet che lo spread durante il governo Monti è salito per ben due volte sopra la soglia dei 500 punti base e che il vero autore della sua discesa è stato il capo della BCE Mario Draghi, il quale ha fatto intevenire la banca centrale tramite l'acquisto massiccio di titoli di stato italiani. Tra l'altro la stessa cosa è successa nel momento peggiore del famoso novembre del 2011. A questo punto si potrebbe porre la domanda: ma visto che la salita o la discesa dello spread sono variabili indipendenti dal governo in carica, Draghi non avrebbe potuto intevenire prima nel momento del bisogno? Mistero.
Ma se tutte le riforme che sono state fatte approvare a man bassa dal parlamento sono indispensabili, come mai ora Monti intende modificarle quasi tutte? Se l'euro è stato un successo soprattutto per la Grecia (cit. Mario Monti) come mai ora la povera Grecia è in una situazione umanitaria devastante? Se le previsioni del governo erano di un leggero ribasso per il pil nel 2012, come mai ci siamo ritrovati un tonfo del - 2,4%? Se Monti e il suo governo avevano tra le priorità la diminuzione del debito pubblico (tra l'altro problema relativo), come mai è aumentato del 7% nel 2012 schizzando a oltre il 125%? 
Le domande sarebbero ancora tante, ma penso che già soltanto queste possano bastare a generare altre domande. 
Un accostamento che sembrava impossibile è diventato così reale. Filo conduttore: il populismo e la demagogia. Tocca a noi cittadini saperci difendere e discernere la realtà dall'illusione.
Basta solo continuare a farci domande. 

                                                                                                        V. C. 






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